Nel blu dipinto di nero.

Non amo gli aerei, ma per fortuna il mio desiderio di viaggiare è più forte della paura. In questo caso, però, la questione non era l’aereo, bensì la persona che si trovava al suo interno. È stata confermata oggi tramite la seconda scatola nera l’intenzionalità nell’atto di Lubitz (il che annulla la tesi di una sua possibile perdita di coscienza). Provo un senso di rabbia nei suoi confronti per via dell’egoismo esplicito del suo progetto. Ammetto, però, che il suo ruolo centrale nella vicenda mi fa scordare di continuo che ora anche lui, come gli altri malcapitati figuranti, non esiste più. In fondo ha ottenuto una non invidiabile forma di celebrità. Riporto uno dei commenti sentiti a poche ore dalla tragedia: siamo forse più intimoriti dalla possibilità che un aereo presenti qualche anomalia piuttosto che dall’idea di un pilota depresso. Se fosse vero dovremmo tirare un respiro di sollievo perché potremmo continuare a pensare all’aereo come al mezzo più sicuro che esista ed al copilota come ad una irripetibile eccezione. Eccola la magrissima consolazione. In ogni caso il risultato rimane lo stesso: la montagna ha risolto tragicamente il dilemma ed io continuo a non amare gli aerei.

Per saperne di più vedi qui.

 blu

2 risposte a "Nel blu dipinto di nero."

  1. Non ami l’aereo. E cosìnon ami la scala quando inciampi, la montagna quando precipiti, la barca quando allonda, i cretini quando sono cretini. Percè non consentire I deficienti dovrebbero deficere, cioè “mancare”.in qualche modo l’aperture della porta significa condannare a morte i passeggeri in caso di malore del pilota (se l’altro è fuori). Adesso si cercheranno rimedi tardivi, come quando il primo deficiente dittatorello o il potente capo politico schiacceranno il pulsante per far scoppiare un ‘altra volta la bomba atomica.

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